Lettera aperta di un tifoso…
Ultimamente è stato approvato un decreto che ha aumentato la repressione sui gruppi del tifo organizzato, quello da curva. Come linea di massima l’idea del decreto è giusta: repressione per i violenti! Dobbiamo però fare una giusta divisione fra ULTRAS e violenti. I primi difendono la loro squadra, i loro colori, in tutta Italia e Europa, intonando cori a squarciagola, facendo sciarpate, ideando coreografie. Nonostante ci siano stati tante restrizioni, per mio conto insensate (il divieto di portare tamburi, la punibilità della persona se acceso un fumogeno in curva e il divieto di megafoni per i lanciacori) loro sono sempre lì, instancabili a sostenere la squadra. È finito il tempo degli Ultras che si scontrano in modo organizzato, sono cose passate e superate. I secondi non sono ultras, non sono tifosi, sono solo persone cariche di rabbia che aspettano la domenica per scaricarla, e giustamente scene di guerriglia nel 2014 sono inammissibili. La linea di differenza fra ultras e violenti è molto sottile, purtroppo, perché spesso e volentieri ci si lascia trascinare. Per evitare che i veri ultras, sorpassino questa linea non possono essere fatti dei passi verso di loro? Magari abrogando il divieto di quei strumenti prima citati, che servono per dare tempo ai cori ed organizzare meglio la curva. Reprimere i violenti e lasciare liberi i VERI tifosi.
Ci sono tante cose che, comunque non vengono rese note dalla stampa, per esempio la partecipazione in massa di ultrà da tutta Italia ed Europa al funerale di Ciro, il ragazzo napoletano ucciso da quel delinquente. E sottolineo delinquente, non tifoso. Spesso e volentieri gli ultras hanno valori che nella società di oggi sono stati persi: per esempio, gli avversari vengono canzonati e insultati, ma per loro è nutrito ugualmente rispetto per l’avversario di turno (un fatto che rende stupida la discriminazione territoriale), perché fanno parte tutti dello stesso “carro” solo tifando squadre diverse.
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Continuando di questo passo verranno eliminati tutti gli ultrà, e ci vogliamo immaginare uno stadio senza loro? Niente cori, niente tifo e niente folklore, solo piattezza e qualche coretto spontaneo. È questo il calcio che vogliamo?
Negli anni 70, agli albori del tifo organizzato, quando salivano napoletani e romani facevano il buono e il cattivo tempo, e i fiorentini obbligati a stare zitti, nel 73′ gli unici che ebbero il coraggio di cantare “viola, viola! ” furono gli ULTRAS comandati da Pompa.
“Football without fans is nothing”
Un 16enne che cerca di capire.