Pensiero sulla TDT e sui veronesi…
Ricevo e pubblico questo articolo sul fallimento della tessera del tifoso:
LA TESSERA DEL TIFOSO È FALLITA. LA COLPA È DEI VERONESI.
Correva l’anno 2009, quando il quarto governo Berlusconi decise con una direttiva del ministro dell’interno Maroni di attuare un piano di fidelizzazione per tutti i tifosi che intendevano seguire la propria squadra di calcio nelle trasferte. (Esteso poi anche alla Nazionale).
Il 18 agosto 2009 nasceva ufficialmente la famigerata tessera del tifoso. Decisione figlia anche dei fatti del 2 febbraio 2007, quando durante il derby siciliano Catania Palermo perse la vita Filippo Raciti ispettore capo della polizia di stato, intervenuto assieme ai colleghi per contrapporsi alle due tifoserie giunte a contatto. Raciti morì 2 ore dopo il termine di quella partita per un gravissimo trauma cranico.
La tessera del tifoso viene rilasciata dalle questure, post accertamenti, in quanto il richiedente non deve avere precedenti di violenza allo stadio né provvedimenti daspo pendenti.
È facile immaginare che la TDT ha colto il mondo ultras italiano totalmente impreparato, sono partite di fatto, vere e proprie campagne anti-tessera da parte di tutte le tifoserie.
Un secco “NO ALLA TESSERA” compariva praticamente in ogni stadio d’Italia ad ogni partita. Per una volta il panorama ultras nazionale vedeva tutti uniti. Nonostante questo, il governo, fermo deciso e irremovibile ha portato a termine il suo progetto.
I primi a tesserarsi in massa sono stati i “Butei” (Questo è il nome che i tifosi dell’Hellas Verona hanno assunto dopo lo scioglimento delle più famose Brigate Gialloblù che tra gli anni 70-80-90 fecero tremare l’italia), decidendo che niente e nessuno gli avrebbe impedito di seguire il Verona nelle trasferte.
Il mondo ultras indignato, si scatena contro di loro, rei di essere “schiavi di un sistema calcio che non ci appartiene” e spesso venivano accolti durante le trasferte dallo striscione “Veronese tesserato servo dello stato”.
Oggi, sono passati sette lunghi anni da quel 18 agosto 2009 e possiamo tranquillamente affermare che i Butei, probabilmente, ci hanno visto lungo fin da subito, hanno deciso di combattere il sistema dall’interno, ed ancora una volta hanno avuto ragione loro.
Un governo che impone una tessera per allontanare i tifosi “violenti” dagli stadi di calcio, si è ritrovato con più di diecimila butei che tessera alla mano, invadevano settimanalmente le città nelle quali l’Hellas si recava a giocare.
Diciamocelo francamente, la tessera doveva essere un deterrente per evitare trasferte in massa da parte degli ultras, con un minor rischio per la pubblica sicurezza ed impiego di forze dell’ordine, oltre ad un risparmio economico oggettivo in stipendi e ad una maggior entrata economica per le pay TV, vero polmone del nostro calcio finanziato quasi interamente dai diritti televisivi.
Tutto questo brillante progetto, è stato vanificato dai Veronesi, capaci, tessera o non tessera, di rendersi protagonisti sempre ed in ogni occasione, capaci di spostare 9000 persone in un freddo mercoledi sera a San Siro, per seguire l’Hellas in coppa italia, capaci di affronatre a muso duro, tifoserie avversarie, forze dell’ordine, e tutto il sistema calcio. Ultimo e conclusivo atto, figlio di quanto accaduto a Frosinone, dove l’incapacità di gestire la forza della tifoseria Gialloblú da parte delle istituzioni, ha portato successivamente, l’osservatorio per le manifestazioni sportive a prendere una insana decisione che di fatto sancisce il totale fallimento del sistema tessera, ovvero, vietare la trasferta del 13 Dicembre di San Siro a tutti i residenti nella regione Veneto.
Si voleva un calcio più sano, senza violenza e con le famiglie allo stadio, si è andati nella direzione opposta e probabilmente le istituzioni che governano, non se ne rendono nemmeno conto.
Faccio un semplice esempio, per comprendere meglio quanto assurda e insensata sia stata la decisione del prefetto di Milano e dell’osservatorio. Se tale “Mario di Chioggia”, tifoso milanista dai tempi di Rivera volesse andare a Milano per vedere Milan – Verona portando con sé figli e nipoti, non lo può fare perché “residente in Veneto”.
Non ho sbagliato a scrivere, avete letto bene e non stupitevi, questo è il sistema calcio italiano. Ormai siamo arrivati al paradosso. Personalmente giudico la decisione presa dall’Osservatorio, e dal prefetto di Milano, anticostituzionale, in quanto viola, i più basilari e fondamentali principi della costituzione italiana stessa, principi di libertà, e democrazia.
Chiudono le curve e multano le società per cori a discriminazione territoriale e poi si permettono di impedire ad un intera regione di recarsi a Milano per la partita, ma su che basi?
Ma questa non è discriminazione territoriale nei confronti di quei tifosi che essendo incensurati da fatti di violenza e regolarmente tesserati avrebbero tutto il diritto di recarsi a Milano allo stadio?
Qui purtroppo non ci sono né vincitori né vinti, qui siamo di fronte ad un sistema che non funziona e forse non funzionerà mai, i veri vincitori sono ancora una volta i Veronesi capaci di mettere in ginocchio un sistema che sembrava blindato e che invece fa acqua da tutte le parti.
SOLI CONTRO TUTTI, recitano spesso negli slogan, e questa volta, senza ombra di dubbio i SOLI BATTONO TUTTI.