Angeli del Fango: testimonianza di un ragazzo di Bergamo
Quanto costa la felicità?
Qual è il prezzo per raggiungerla? Forse è vano il tentativo di andare avanti a fari spenti, perché ad un certo punto comprendi bene che tu sei il prossimo e chi è venuto prima di te manco ti guarda in faccia, anche se è da una vita che cammini a testa alta.
Angeli del fango?
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No, per me questi ragazzi sono molto di più, perché sono andati a dormire nelle vesti di semplici studenti, lavoratori, con in tasca sogni, certezze, ambizioni e obiettivi più o meno facili da realizzare; si sono risvegliati guerrieri, in un impatto che tende a stordire anche il più valoroso lottatore, mischiando il fango alle lacrime.
Ho sentito in questi giorni più parole al vento di quanti secchi di fango ho riempito in 48 ore; sarà perché all’italiano medio piace parlare pur di farlo e basta, sarà perché quando la noia attacca, inventarsi qualche storiella aiuta a sentirsi meno inutile? Ho ascoltato tanti pensieri sconnessi, fatti preda da una paura che tutto possa riaccadere, cullati sui visi stremati e sporchi di terra, ma che avevano la forza di ridere ancora solo per il fatto che sapevano di lottare per una causa fondamentale per il presente ed il futuro.
Ma in quel di Genova eravamo soli: l’esercito italiano è arrivato solo una settimana dopo l’accaduto e la protezione civile chiedeva guanti e strumentazioni ai volontari non organizzati burocraticamente. Paradossale come questi ultimi abbiano costituito un’organizzazione tale da ripulire in così poco tempo gran parte della zona colpita, forti di una volontà estrema e della consapevolezza di essere soli, perché quel fango non si pulisce aspettando chi non arriva.
Uno Stato assente, che non rifornisce manco di acqua e cibo (tutto fornito e donato in enorme quantità dai commercianti della zona e dalla Croce Rossa Italiana); ragazzi strappati all’istruzione o al proprio lavoro quotidiano per occuparsi di un dovere che le Istituzioni hanno comodamente e silenziosamente rigettato. Ci sono migliaia di abitazioni, come migliaia di piccole attività, che sono state completamente dimenticate: io ed Ale siamo stati letteralmente trascinati in uno stabile da una signora che chiamava invano da tre giorni i soccorsi; poi ti giri un secondo e vedi che le grandi catene commerciali e soprattutto le banche, esplodono di personale statale (esercito, protezione civile ecc.) e allora due domande te le fai. La risposta? Il cittadino medio, quello che paga le tasse, quello che vive una vita con la corda al collo con la chimera del Welfare, può anche creparci nel fango, che tanto non cambia niente, anzi magari arriva anche una chiamata in meno di pronto soccorso. Dicono di aver sospeso le imposte regionali e comunali. Bravi. Ma sospensione non è sinonimo di revoca, perché tutte quelle tasse verranno prima o poi recuperate dalle tasche degli stessi Genovesi, sgambettando una città ferita quasi a morte. I rimborsi per tutto ciò che è stato portato via dalla natura? Credo che il governo mi debba spiegare come ricomprare e ripagare una casa, con 1200 / 1800 Euro, perché forse mi sono perso qualche passaggio. Nell’alluvione del 2011 aumentarono le accise sulla benzina per recuperare le spese. Dove aumentarono il costo del carburante? Nella regione Liguria. Situazioni oscene di un Governo che non ha manco gli attributi di chiedere alla Comunità Europea di metterci la grana per risolvere questa situazione, perché non siamo Europa solo quando conviene agli altri.
Sono stanco di chiedere il perché delle cose, di sognare una fuga da questo splendido paese che è la mia casa. Sono stanco di vedere persone che se ne fottono del problema, solo perché rispetto a chi l’ha subito, hanno la fortuna di averlo scampato (come tutti quegli stronzi in giacca e cravatta che camminavano in punta di piedi per le strade, stando attenti a non sporcare le loro scarpe laccate….FATE SCHIFO….come chi contrattava verso il ribasso i prezzi delle merci bagnate e ulteriormente già svendute, ancora peggio del più sudicio sciacallo).
Ho visto in troppi occhi l’amore verso la propria terra, il desiderio di ripartire ancora più grande della paura di cadere di nuovo. Me ne torno a Bergamo con una lacrima perché in due giorni ho realizzato la vera distruzione (non quella del telegiornale che dice che tutto è quasi sistemato) e costruito amicizie vere; me ne torno a Bergamo con il sorriso perché so che ci siamo ancora: una generazione denigrata e calpestata che ha dimostrato di esserci e di essere più forte di tutto. Non abbiamo bisogno di voi, della vostra faccia, delle vostre parole alabardate da una putrida bandiera politica; noi abbiamo la nostra faccia, il nostro linguaggio, i nostri ideali, che nessuno potrà mai cancellare o confondere, perché siamo più forti di chi vuole governarci nel silenzio e di questa macchina del fango naturale e burocratica: Siamo Più Forti Di Chi Ci Vuole Morti.
Gabriele Airoldi “Airoinsidia”, un angelo del fango