Il Bocia in senato con 24 capi Ultrà
«Riportateci allo stadio e lasciateci tifare»
«Siamo a un punto importante, stiamo facendo una bellissima cosa: con tante tifoserie siamo andati a Roma e davanti ai politici insieme abbiamo voluto dimostrare e ribadire le nostre priorità che ci sono state tolte».
Al Senato si è trattato di un incontro importante per il mondo del calcio: da una parte i rappresentanti del mondo ultras con il loro grido di dolore per gli stadi ormai desolatamente vuoti; dall’altra i rappresentanti del Governo, tra deputati e senatori, pronti ad ascoltare le loro ragioni.
Per la prima volta insieme allo stesso tavolo, non era mai accaduto: «Noi siamo i veri clienti di questo calcio – dichiarano con forza i tifosi-, quelli che pagano il biglietto per andare allo stadio, e abbiamo tante cose da dire».
Doppio daspo, barriere nelle curve, fumogeni e striscioni estemporanei, manifestazioni e cortei sportivi, modifica degli articoli 8 e 9 della legge n.41 del 2007, tessera del tifoso facoltativa: questi i temi attorno ai quali si è dibattuto, con serenità, tra le parti.
«Siamo stati dei maestri per l’Europa intera,eravamo il mito per l’Eruropa e oggi l’Europa ci bagna il naso: noi vogliamo riavere i nostri strumenti. Lasciateci fare i tifosi, non dividete le curve. Lasciateci fare quello che siamo bravi a fare, con passione: tifare» ha detto il capo ultras atalantino.
E il Bocia aggiunge: «Non si può dividere una curva: perchè non si possono fare le coreografie. Quelle coreografie che sono studiate e pensate con passione: noi siamo il dodicesimo in campo. Devono ridarci quello di ci spetta».
A Roma c’erano i rappresentanti del Atalanta, ma anche di Arezzo, Ascoli, Atalanta, Avellino, Bari, Brescia 1911, Bologna, Bologna Fortitudo Basket, Cavese, Cesena, Fasano, Genoa, Lazio, Milan, Napoli, Padova, Palermo, Parma, Reggiana, Sampdoria, San Donà, Ternana, Udinese, Venezia, Vicenza. In tutto 25 bandiere, un’unica voce: «Il derby Lazio-Roma è il simbolo di quello che sta accadendo – ha commentato ancora Claudio Galimberti -, il calcio sta morendo.
Il popolo dei romanisti e dei laziali non può mancare a un derby. Un tempo le nostre bandiere sventolavano fiere e i nostri cori si alzavano al cielo ed erano esempio da imitare, adesso tutto questo non c’è più. Il nostro è un grido di dolore e di passione, la violenza non c’entra e non vogliamo che ci sia. Noi vogliamo soltanto tornare allo stadio e tifare».
Sul tavolo della trattativa una proposta concreta, che diventerà un ddl a tutti gli effetti, ed ha lo scopo di evitare che chi incorra nel Daspo per decisione del questore, in caso di condanna, non veda sommarsi il periodo di divieto di ingresso allo stadio deciso dal magistrato a quello già scontato precendentemente.
Il tutto sulla scorta di quanto fissato dalla Corte di Cassazione con una sentenza recente: «Con provvedimenti di questo tipo stanno uccidendo il calcio – continua il Bocia – e invece il calcio come lo intendiamo noi è aggregazione nelle curve, ha scopi sociali, si basa sulla passione. Noi siamo il dodicesimo uomo in campo, ma se dagli spalti al campo ci tolgono la voce, non possiamo più esserlo».
«Ridateci i tamburi, i fumogeni, i palloncini, i cartoncini, la gioia e la passione di una Curva, che in questo momento rappresento, che è la Curva dell’Italia senza nessuna divisione – commenta infine il Bocia -; togliete le barriere, riportateci allo stadio. Ridateci gli strumenti e noi torneremo a fare, senza violenza, quello che da sempre amiamo fare. Tifare, soltanto e semplicemente tifare».