Articolo precedente
HEYSEL, 35 anni dopo
Pubblicato il 28 Maggio 2020
Commenti: 0
Una ferita che non si può chiudere.
HEYSEL – 29.05.1985/20.05.2020 35 anni di memoria per 39 vittime di cui 33 italiane.
Una delle più brutte storie che il tifo italiano abbia mai vissuto. Uno spartiacque nella storia delle curve, italiane e non solo. Una situazione sfuggita di mano a chi doveva controllare, prevenire e intervenire, Gendarmeria belga e dirigenti UEFA, facendola diventare tragedia, a chi come i cittadini belgi che mostrarono il loro latente razzismo verso gli italiani, a chi, società coinvolte e giocatori, avrebbe dovuto capire e dire no, ma forse prevalsero ragioni inconfessabili e infine ai tifosi.
Alcuni giocatori bianconeri hanno disconosciuto quella coppa, altri sono stati zitti.
“Io ero andato sotto la curva per cercare di evitare il peggio. Noi sapevamo qualcosa, non tutto. Davanti allo spogliatoio era arrivato un padre con il bambino in lacrime. C’erano voci di un morto. La verità, tutta, la apprendemmo solo dopo. Nonostante questo abbiamo sbagliato a fare il giro di campo. Io non posso pensare a quella sera senza pensare alle vittime di quella follia più che al risultato sportivo. Io non ho mai sentito di aver vinto quella Coppa. Fummo costretti a giocare la partita. La verità è che l’Uefa non voleva perdere i diritti televisivi“. Marco Tardelli
Alcuni dirigenti bianconeri hanno rivendicato quella vittoria, altri hanno provato a ricordare.
Molti tifosi non riconoscono quella coppa e ne chiedono la restituzione.
Altri tifosi bianconeri riconoscono invece quella coppa, proprio in memoria dei caduti.
Molti tifosi avversari usano strumentalmente l’accaduto per infangare la memoria delle vittime.
Scegliete voi, in base a chi o cosa siete, dove collocarvi.
Da appassionati di calcio e frequentatori delle curve, tutti noi sappiamo oggi che quella partita non si doveva giocare e quella vittoria non doveva essere festeggiata, ma dirlo 35 anni dopo è facile e scontato. Se esiste un senso positivo a questa tragedia, è proprio questa presa di coscienza collettiva, che ora appare scontata, ma 35 anni fa non lo fu.
“Aver vissuto dall’entrata in campo sino alla fine una specie di trance mentale che, se fossi stato lucido, mi avrebbe fatto provare vergogna al punto di sprofondare. Ero fuori di testa, Non so, forse per reazione inconscia al dolore. L’ho anche scritto nel libro delle mie memorie. Come i clown del circo che vengono mandati in pista per distrarre il pubblico dopo che è caduto il trapezista, la stessa cosa venne fatta con noi quella notte” Michel Platini
I caduti di Bruxelles
Rocco Acerra (28), Bruno Balli (50), Alfons Bos (35), Giancarlo Bruschera (35), Andrea Casula (11), Giovanni Casula (44), Nino Cerullo (24), Willy Chielens (41), Giuseppina Conti (17), Dirk Daeneckx (38), Dionisio Fabbro (51), Jaques François (45), Eugenio Gagliano (35), Francesco Galli (25), Giancarlo Gonelli (20), Alberto Guarini (21), Giovacchino Landini (50), Roberto Lorentini (31), Barbara Lusci (58), Franco Martelli (22), Loris Messore (28), Gianni Mastroiaco (20), Sergio Mazzino (38), Luciano Rocco Papaluca (38), Luigi Pidone (31), Benito Pistolato (50), Patrick Radcliffe (38), Domenico Ragazzi (44), Antonio Ragnanese (29), Claude Robert, Mario Ronchi (43), Domenico Russo (28), Tarcisio Salvi (49), Gianfranco Sarto (47), Amedeo Giuseppe Spolaore (55), Mario Spanu (41), Tarcisio Venturin (23), Jean Michel Walla (32), Claudio Zavaroni (28).