L’altra faccia della Svizzera: schedare tutti i tifosi
In tempi in cui si fa un gran parlare di rispetto della privacy e in cui siamo sommersi di inutili, ridondanti avvisi di sottoscrizione alla privacy policy di qualsiasi sito, nel Ticino, in Svizzera, c’è chi pensa, in nome della sicurezza a schedare tutti gli spettatori presenti agli eventi sportivi hockeystici e i tifosi ospiti degli eventi calcistici.
E c’è ovviamente e per fortuna, chi combatte questa assurda decisione che in Italia pare abbiamo ormai accettato supinamente per gli stadi. Schedare tutte le persone, o anche solo le curve, significa davvero avere più sicurezza o solo maggior controllo sociale, limitazione delle libertà personali e leggi speciali?
Schedare le persone, imponendo foto segnaletiche a priori, è accettabile? Ecco di seguito il lungo e articolato comunicato della Gioventù Biancoblu Ambrì disposti a non mettere più piede al palazzetto per contrastare questa imposizione liberticida.
Dopo i recenti ricatti di Norman “uhuhuh” Gobbi per imporre il controllo del documento negli stadi e nelle piste di hockey del cantone, vogliamo cercare di chiarire alcuni punti e prendere posizione contro gli ennesimi deliri sbirreschi del capo del dipartimento delle istituzioni.
La proposta è quella di introdurre il controllo del documento negli impianti sportivi cantonali, schedando e fotografando tutti i tifosi/e che vogliono assistere agli incontri, in ogni settore: dagli spalti alle tribune. Il nostro caro ed ormai snellito consigliere di stato ha scelto, come spesso accade, la via delle minacce e dei ricatti. Ha infatti affermato che, se non si trovasse un accordo, il dipartimento revocherà la concessione per lo svolgimento delle partite dall’inizio del prossimo campionato oppure aumenterà il costo della sicurezza a carico delle società sportive (attualmente fissato ad 1.- a tifoso/a per partita). L’obbiettivo è che, con questi ricatti, le società aderiscano alle proposte su base volontaria.
Secondo Adrian Leuzinger, capo del KOS (commissione per l’ordine e sicurezza della lega hockey), l’introduzione di questi controlli rappresenterebbe l’ultima spiaggia, dato che non è certo l’aumento tangibile della sicurezza. In altre parole, questo provvedimento viene ritenuto esagerato ed inutile pure da coloro che si occupano di emettere diffide e multe. Statistiche alla mano, negli ultimi 10 anni gli episodi di violenza sono generalmente diminuiti; Gobbi però continua imperterrito a portare avanti il suo inutile ricatto.
C’è inoltre una netta disparità di trattamento tra calcio e hockey. Nelle piste di ghiaccio i controlli sarebbero imposti in tutti i settori mentre a Cornaredo solo alle tifoserie ospiti. Questo, nonostante anche JJ Aeschlimann abbia chiarito che un conto è perquisire e identificare 100 tifosi ospiti, mentre è tecnicamente impossibile estendere la misura a migliaia di persone e sperare di farle entrare in tempi ragionevoli allo stadio. Mentre il responsabile dello stadio di calcio di Cornaredo ha affermato che data l’affluenza molto più numerosa delle tifoserie d’oltralpe, avrebbero fatto prima a chiudere il settore ospiti. Anche gli addetti ai lavori non riescono a far ragionare il capo del dipartimento delle istituzioni.
Niente di nuovo comunque da parte di chi, da tempo cerca di instaurare uno stato di polizia in Ticino, dando carta bianca ai propri scagnozzi, nascondendosi all’ombra di visioni distorte di giustizia e sicurezza, manovrando dietro le quinte un’operazione di polizia con l’intento di distruggere definitivamente la Curva Sud. E infine imponendo una misura difficilmente applicabile che viola le libertà delle tifose e dei tifosi di tutti gli schieramenti.
Questa ennesima misura liberticida trasformerebbe la Valascia in una triste prigione di cemento. Una simile decisione distruggerebbe lo spirito e l’animo della Curva Sud, per poi trascinare con sé tutto ciò che c’è di più bello e sincero nell’hockey. L’evento sportivo senza canti né bandiere, senza tifo organizzato, senza la passione del proprio pubblico perderebbe tutto quello che ha di magico, lasciando solo una vuota vacca da mungere per i detentori dei diritti televisivi.
La nostra presa di posizione è chiara: non accetteremo mai di farci schedare e fotografare per seguire l’Ambrì-Piotta, come non accetteremo che debbano farlo le tifoserie ospiti ad Ambrì. E non perché abbiamo qualcosa da nascondere, al contrario; come sempre la faccia ce la mettiamo. Ma entrare in questa dinamica di controllo per andare a vedere una partita, in un contesto di leggi speciali per lo stadio che già limitano le libertà di tutti noi, non lo possiamo accettare. Tanto più dovute alle masturbazioni mentali di colui che, giorno dopo giorno, opera per ridurre gli spazi di libertà, in nome della falsa sicurezza.
Non è una scelta che facciamo a cuor leggero. Rinunciare alla passione che ci brucia dentro, a causa di tali deliri, non è decisione facile. Ma abbiamo degli ideali per i quali non siamo disposti a scendere a compromessi.
Invitiamo calorosamente anche tutta la grande famiglia biancoblu a manifestare pubblicamente il proprio dissenso a questa proposta, scrivendo alla società e rendendo pubblico il proprio dissenso.
TIFO * LOTTA * AGGREGAZIONE
CONTRO LO SPORT MODERNO
GIOVENTU BIANCOBLU