Stefano Furlan, Trieste e l’Italia ancora ti ricordano
Sono passati, da qualche giorno, 31 anni dal fattaccio che rese protagonista la celere triestina, ai danni del povero ventenne Stefano Furlan.
È l’8 Febbraio 1984, e la Triestina gioca il derby del Friuli contro l’Udinese di Zico. Dopo la partita la celere esegue delle cariche dette di “alleggerimento” senza che esse siano necessarie in quanto, date le testimonianze, non ci sono stati contatti prima delle suddette.
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Comunque sia Stefano, un ragazzo tranquillo che non faceva parte di nessun movimento Ultras, viene preso per i capelli e sbattuto contro il muro dello stadio, a quei tempi ancora in pietra. Subito dopo questo insensato gesto Stefano avvertì nausea e mal di testa, nulla di ché all’apparenza, ma durante la notte le cose peggiorarono, finché il mattino dopo fu portato all’ospedale.
Con delle fratture nella zona di una tempia, entrò in coma, e dopo 20 giorni di agonia per lui, per i suoi cari e per tutta la città di Trieste, morì. Sempre secondo le testimonianze raccolte, gli autori di tutta questa violenza gratuita nei confronti della Curva Triestina, sono originari della città Alabarda e molto giovani. Probabilmente l’inesperienza e la giovane età furono causa di tutto ciò, ma non è in alcun modo giustificabile.
Stefano è una delle prime vittime dello stato, e in quanto tale, la sua storia non ha conosciuto ancora giustizia. Così, l’8 Febbraio di ogni anno, la città di Trieste si ferma, per ricordare un suo ragazzo scomparso prematuramente, di cui ancora non ne è riconosciuto il responsabile. A tutto ciò si uniscono striscioni da tutta Italia, di tifoserie Gemellate e non, perché siamo tutti degli Stefano Furlan!
STEFANO NOI NON TI DIMENTICHIAMO.