Ultras Atalanta a Londra anche in pulmino
Ultras Atalanta a Londra anche in pulmino
E c’era pure la Digos (disoccupata)
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Un gruppo ha viaggiato su strada, anche il «Bocia», tornato allo stadio dopo sei anni. La polizia inglese chiede due uomini alla questura.
Squilla lontano il telefonino di Claudio Galimberti, il «Bocia», come se fosse all’estero, nonostante la partita tra il Queens Park Rangers e l’Atalanta sia finita da più di 24 ore. Ma l’arcano è presto svelato quando risponde, dopo un paio di tentativi: il Bocia è ancora in Francia con altri ultrà dell’Atalanta, perché lui, circondato da un gruppo di irriducibili, non ha fatto il viaggio in aereo. A Londra ci è arrivato in pulmino, via Parigi e sotto la Manica grazie al treno, per raggiungere lo stadio del Qpr già all’alba e preparare un minimo di coreografia. Poi la serata londinese e il rientro, ieri in giornata.
Un gruppo di ultrà, con il proprio leader, si è quindi mosso per creare un avamposto. E al seguito sono arrivate quasi 300 persone su un volo sbarcato a Luton all 9, ora britannica. Più altri spettatori in ordine sparso, circa 370 persone in tutto: un numero che potrebbe quasi stupire per una trasferta agostana e con il campionato che, passato il Ferragosto, darà il via alle danze. Ben poco stupita è invece la tifoseria organizzata. C’è chi è andato a Londra, come il politico-tifoso Daniele Belotti, perché in questo periodo non era in ferie con la famiglia e perché, in una cornice prestigiosa, c’era la possibilità di assistere al primo vero test della squadra, in vista della Serie A. Senza dimenticare la possibilità di visitare per alcune ore (il volo di ritorno era fissato per le 20) una delle città più affascinanti al mondo. Ma la trasferta sotto il Big Ben ha offerto qualcos’altro, per i tifosi più accesi: la possibilità di entrare in uno stadio e assistere a una partita dell’Atalanta senza doversi preoccupare dei Daspo, i divieti d’accesso alle manifestazioni sportive. Valgono in Italia, non all’estero, così come vale solo in Italia l’articolo 9 (della legge Amato 2007) che impone di stare fuori dagli stadi a chiunque abbia riportato condanne di primo grado e di qualsiasi entità, per reati connessi al mondo del calcio.
Esplora il significato del termine: Un mix di fattori, dunque, che ha reso appetibile una trasferta Oltremanica almeno quanto una partita di campionato lontana dal Comunale. Un contesto che non è sfuggito alla questura, che ha inviato la sua segnalazione alle autorità londinesi, ricevendo in tutta risposta un invito a mandare due uomini della Digos di Bergamo a seguire la stessa trasferta. Due poliziotti che non si sono mossi sullo stesso charter degli ultrà, ma sono arrivati puntuali all’interno dello stadio del Queens Park Rangers. Hanno tenuto sotto controllo la situazione insieme ai colleghi inglesi, schierati per ragioni di ordine pubblico, in camicia bianca e giubbetto nero. Ma non è accaduto proprio nulla: fuori dall’impianto il Bocia e altri ultrà hanno praticamente «adottato» un venditore ambulante di panini, fornitore «ufficioso» della tifoseria bergamasca. E non sono mancati i cori, come dimostrano anche i numerosi video comparsi in Facebook, in particolare sulla pagina «L’anno della resurrezione nerazzurra», oppure sui singoli profili dei tifosi, ad esempio quello di Marco Pirovano, inventore e titolare del PolentOne.
Ma il desiderio di assistere alla partita in chiave anti-divieti è stato riassunto al meglio sulla pagina «Sostieni la Curva»: «Una boccata d’ossigeno, stare dopo anni di repressione ancora tutti insieme, prima sulla strada e poi allo stadio, fianco a fianco con gli amici di sempre. Nonostante arresti, diffide, associazioni a delinquere, continuare a camminare a testa alta ovunque è il nostro orgoglio». «Non sanno cosa siano i Daspo e l’articolo 9, in Inghilterra — ha raccontato ieri il Bocia, che non entrava allo stadio per una partita dall’inizio del campionato 2009 —. Poter rivedere l’Atalanta che gioca a pochi metri di distanza da me è stata un’emozione, davvero tanta roba…Magari potessi farlo lì (in Italia), mi piacerebbe tornare al Comunale».Un mix di fattori, dunque, che ha reso appetibile una trasferta Oltremanica almeno quanto una partita di campionato lontana dal Comunale. Un contesto che non è sfuggito alla questura, che ha inviato la sua segnalazione alle autorità londinesi, ricevendo in tutta risposta un invito a mandare due uomini della Digos di Bergamo a seguire la stessa trasferta. Due poliziotti che non si sono mossi sullo stesso charter degli ultrà, ma sono arrivati puntuali all’interno dello stadio del Queens Park Rangers. Hanno tenuto sotto controllo la situazione insieme ai colleghi inglesi, schierati per ragioni di ordine pubblico, in camicia bianca e giubbetto nero. Ma non è accaduto proprio nulla: fuori dall’impianto il Bocia e altri ultrà hanno praticamente «adottato» un venditore ambulante di panini, fornitore «ufficioso» della tifoseria bergamasca. E non sono mancati i cori, come dimostrano anche i numerosi video comparsi in Facebook, in particolare sulla pagina «L’anno della resurrezione nerazzurra», oppure sui singoli profili dei tifosi, ad esempio quello di Marco Pirovano, inventore e titolare del PolentOne.
Ma il desiderio di assistere alla partita in chiave anti-divieti è stato riassunto al meglio sulla pagina «Sostieni la Curva»: «Una boccata d’ossigeno, stare dopo anni di repressione ancora tutti insieme, prima sulla strada e poi allo stadio, fianco a fianco con gli amici di sempre. Nonostante arresti, diffide, associazioni a delinquere, continuare a camminare a testa alta ovunque è il nostro orgoglio». «Non sanno cosa siano i Daspo e l’articolo 9, in Inghilterra — ha raccontato ieri il Bocia, che non entrava allo stadio per una partita dall’inizio del campionato 2009 —. Poter rivedere l’Atalanta che gioca a pochi metri di distanza da me è stata un’emozione, davvero tanta roba…Magari potessi farlo lì (in Italia), mi piacerebbe tornare al Comunale».
Dovreste menzionare la fonte (l’articolo non è vostro) ed inoltre lo stesso articolo è stato duramente criticato dalla curva stessa.