Ultras oltre frontiera: Tifo-cronaca di Lugano-Zurigo
Grazie a un nostro inviato che la settimana scorsa ha assistito all’incontro, siamo in grado di fornire la tifo-cronaca di Lugano-Zurigo, una testimonianza diretta di come il fenomeno ultras, nato in Italia alla fine degli anni ’60, ancora oggi travalichi confini e al contrario di quanto viviamo in Italia, sia ancora libero di piccole, ma significative liturgie da stadio da noi ormai tabù.
Questo il racconto del nostro inviato, se vuoi raccontare, con le stesse modalità, la tua tifo-cronaca che hai vissuto in prima persona, scrivici corredandola di qualche scatto o filmato, la pubblicheremo!
Il treno che mi porta a Lugano regala viste splendide. Una tratta ferroviaria davvero suggestiva, la Varese – Lugano, che nella parte finale costeggia e attraversa il lago dell’omonima città, con i monti che lo circondano scendendo a strapiombo sul suo specchio d’acqua. Questa parte del Nord Italia (l’Insubria) è una bellissima zona di laghi e montagne, ma proprio perché “montagnosa” non considerata dai più, a volte neanche da chi vi abita.
Tralasciando il contesto naturale, anche io per molto tempo non mi sono reso conto dell’opportunità che avevo vicino casa. Mi riferisco a ciò che, se leggete questa pagina, dovrebbe interessarvi : le tifoserie. Ebbene sì, il Lugano è in serie A Svizzera da tre anni ormai, incontra squadre come Basilea, Zurigo, Young Boys ma è la prima volta che mi reco a vederlo.
La comodità di raggiungere il Canton Ticino da Varese in treno risale del resto solo a gennaio, dopo 7 anni di lavori, e quando il sabato 19 Maggio vedi in programma Lugano – Zurigo capisci che è la volta giusta per “inaugurarla”.
Negli ultimi mesi gli incontri tra le due “città” hanno dato vita a tensioni in campo e fuori, si pensi alla recentissima finale del campionato di hockey, lo sport più seguito del paese. Ad agosto poi, prima giornata di campionato di calcio, si registrarono tafferugli a Lugano tra le due tifoserie, idem dopo l’ultima partita casalinga dei Ticinesi contro il Losanna.
Arrivato in stazione e infatti noto una decina di cellulari della polizia che aspettano i tifosi Zurighesi : qui si permette ancora alle tifoserie ospiti di giungere allo stadio in corteo, e se lo fanno è perché non lo vedono come un rischio di guerra nucleare, a differenza che in Italia. Lungo la via a piedi noto ovunque adesivi di tantissime tifoserie Svizzere che hanno voluto lasciare ricordi della loro trasferta, e noto anche graffiti e adesivi degli Ultras di casa.
Quando più tardi, entro nello “Stadio comunale di Cornaredo” (6500 posti, a fianco alla Resega, campo da hockey del Lugano), buona parte del contingente ospite è già al suo posto. Poco dopo entra anche la curva bianconera e noto che ad entrambe le tifoserie è permesso entrare in campo per posizionare gli striscioni dei gruppi. Anche questo, in confronto all’Italia, è significativo.
E’ l’ultima giornata di campionato e non vale nulla : Lugano salvo, Zurigo matematicamente in Europa League. Ma i tifosi da stadio sanno che ciò non conta di fronte al divertimento e danno spesso grandi prestazioni numeriche : gli Zurighesi contano circa 600 presenze (le due città distano due ore di treno) sulle circa 3.600 presenze totali, come annunciato dallo speaker.
Gli Ultras Luganesi sono in un centinaio di unità e sono proprio loro ad aprire le danze con cori contro Zurigo che non vengono rispediti al mittente, ma che sono sicuro vengano ben compresi dagli ospiti nonostante la lingua diversa.
Ospiti che partono col tifo più a ridosso del match, proponendo una sciarpata che insieme alle bandiere regala un bel colpo d’occhio. Bandiere che da entrambe le parti non verranno davvero mai meno, così come il suono dell’immancabile tamburo (altro strumento che in Italia è stato trattato alla stregua di una bomba).
Nel primo tempo, data anche la mia vicinanza, gli Zurighesi fanno davvero impressione. Nei primi 30 minuti cantano praticamente solo 3 cori, il che significa che ognuno viene tenuto quasi per 10 minuti. Avevo già visto una tifoseria “germanofona”, cioè i Basilesi a Lisbona, e mi aspettavo questo modo di tifare caratterizzato da cori lunghi, ma tenerli per così tanto tempo senza grandi cali come hanno fatto gli Zurighesi è sicuramente notevole.
Dato anche il martellante, incessante ma piacevole suono del tamburo, gli ospiti danno proprio l’idea di un rullo compressore. Nonostante sia più lontano, mi giunge spesso il vociare dei cori Luganesi, li vedo sempre in movimento, saltando e sventolando. Il loro è un modo di tifare italiano, ci sono anche cori come “un giorno all’improvviso”. Intanto verso fine primo tempo gli ospiti iniziano anche ad accendere qualche torcia e fumogeno che accompagnano le squadre al riposo sullo 0-0.
Nel secondo tempo mi posiziono vicino ai Luganesi ma mi sembrano più spenti, spesso non riesco a distinguere i loro cori, pur vedendo che non hanno mai smesso di cantare.
Intanto gli Zurighesi procedono continui e rumorosi, i loro canti giungono chiaramente fino a me dunque li sente praticamente tutto lo stadio.
In questa seconda frazione accenderanno moltissime torce e fumogeni, anche parecchi insieme dando un effetto spettacolare. Lo speaker a tratti dice qualcosa in rigoroso tedesco e si capisce che è un richiamo dovuto all’uso della pirotecnica, perché il fumogeno è un oggetto che universalmente suscita una certa apprensione in chi “non sa” di curve e tifo.
Giustamente non se ne curano e continuano ad accenderne, attirando comunque lo sguardo di un po’ di persone.
Al 69’ il Lugano passa in vantaggio e la gioia di Cornaredo non si cura dell’inutilità del match. Molti giocatori si recano a festeggiare sotto la curva di casa e da lì in poi il tifo Luganese si sarà notevolmente ripreso, con cori più intensi e partecipati che proseguono sul repertorio del primo tempo, senza disdegnare insulti agli ospiti. Questi accusano lo svantaggio per i primi dieci secondi ma poi riprendono a cantare, e una decina di minuti dopo la loro squadra pareggia.
L’esultanza è buona e contornata da un’altra “fumogenata” ma paradossalmente nei 5 minuti successivi al gol vi è il loro unico calo e non li sento. Si riprendono più in là continuando a tifare fino a fine partita, con il risultato che non cambia più.
Il clima tra i tifosi di casa è di soddisfazione, considerando anche l’ottima prova della loro squadra. I giocatori restano a lungo sotto la curva festante che li ringrazia per la stagione e la salvezza ottenuta (terzo anno di fila). Stagione in cui il Lugano, in virtù del terzo posto dell’anno scorso, ha addirittura disputato l’Europa League fermandosi ai gironi.
Da parte Zurighese all’inizio sembra esserci una certa indifferenza per i giocatori, che però quando si portano adiacenti al settore ricevono un’ovazione. Il quarto posto e l’Europa League sono importanti se consideriamo che l’anno scorso lo Zurigo era in serie B (ultimo livello del campionato svizzero), dopo una stagione 2015/2016 che si concluse con la retrocessione per un punto in meno del Lugano e la vittoria della Coppa Svizzera proprio ai danni del Lugano. Una partita che quindi, negli ultimi tempi, ha detto molto.
Giornate simili sono soddisfacenti per chi, come noi, si appassiona a questo mondo. La Curva è stata vittima di una propaganda ideologica che ha tentato di ridurla, purtroppo con ottimi risultati, a meri discorsi di criminalità. Nonostante ciò vai a due passi da casa, in una città non popolosa e sicuramente nemmeno popolana e noti un bel gruppo di giovani che sceglie di andarci a tifare la squadra della propria città.
I Luganesi sono una tifoseria recente : il gruppo portante delle Teste Matte è nato nel 2007 mentre al suo fianco lo striscione “2016” è da ricondurre ai Bravi Ragazzi. E ci sono molti giovani anche tra gli Zurighesi, tifoseria sicuramente più navigata.
Del resto il Movimento Ultras questo è : giovanile, l’andare in Curva stesso è un atto giovanile che col tempo ai giovani è stato detto essere sbagliato. E quindi spesso è escluso inconsciamente dal ventaglio di possibilità di svago.
Noti pure l’influenza italiana sulle due tifoserie, anche gli ospiti che espongono la pezza “Vecchia Brigata” e cantano un coro sulle note di “Noi ti amiamo e ti adoriamo”. Ebbene sì, tra le tante cose più o meno importanti in cui l’Italia ha fatto scuola c’è la conferma anche per il tifo organizzato.
Tutti questi piccoli grandi segnali indicano che il fenomeno Ultras fa ben più che resistere: travalica confini, lingue e culture. Lo fa da decenni perché c’è tanta gente che si diverte così. E speriamo lo faccia ancora a lungo!
Pietro/Varese
per Tuttocurve