UN ULTRAS VIOLA NEL VENTRE DELLA GABBIA
Di Domenico Mungo.
Nel febbraio del 2016 dalle urne di Zurigo e per la seconda volta consecutiva, gli dei del calcio estrassero il bossolo contenente il nome della Fiorentina e poi in successione quello degli Spurs, per i Sedicesimi di finale di quella che una volta chiamavamo Coppa Uefa.
“Che palle”! pensai.
Città vista e stravista dai tempi in cui giovane punk con cresta e chiodo degli Exploited, mi aggiravo per Camden Town, Piccadilly e Soho alla ricerca di giubbotti e calzoni di pelle, Doc Martens a 12 fori, dischi e gadgets punkrock introvabili allora in Italia.
Poi ci andai più volte nei decenni successivi: concerti, vacanze, trasferte al seguito dei Viola – indimenticabile quella in Champion’s League del 27 ottobre 1999, quando Batistuta sfondò la rete ed il culo di Seaman e violammo Wembley.
Poi qualche amichevole estiva durante gli anni 2000 e, per l’appunto, l’anno prima contro il Tottenham, quando pareggiammo al White Heart Lane con gol di un difensore argentino, tale Basanta, e li spazzammo via a Firenze grazie alla furia islamica di Salah. Ma questa Tottenham-Fiorentina di Uefa era un piatto già insipido. La Fiorentina era più debole di quella dell’anno prima, destinata ad intristirsi nel gorgo dei bilanci fairplay della famiglia marchigiana, ed il Tottenham più forte, destinato a diventare ospite fisso della coppa dalle grandi orecchie. Pareggiammo fortunosamente all’andata e saremmo stati travolti 3-0 al ritorno. Inoltre i Lads degli Spurs non sono disposti a fare a pugni nemmeno se gli suoni il citofono del pub sotto il loro settore alle 19,45…bleah!
Una delusione: imbarazzante la giustificazione – it’s too early! Erano le 19,45 – in dieci senza scorta sotto il loro pub: it’s too early…
C’erano una volta gli hooligans…
Decidemmo così di andare a visitare uno dei templi mondiali della bibbia hooligana. Lo stadio dei temutissimi Leoni del Milwall, con i quali tra l’altro ci lega una torbida amicizia da qualche anno sfociata in cazzottate colossali contro i napoletani in B, quando i Millwall vennero in visita a Firenze nel 2003 e alcune incursioni in pub nemici quando andammo noi a trovarli a Londra.
Ma quella mattina di febbraio non avevamo voglia di cazzi e pugni, ma solo di fare i bravi turisti, acquistare un poco di gadget nel loro store ufficiale e toglierci lo sfizio di bivaccare nel loro bar di fronte allo stadio.
L’Impianto moderno – edificato sulle fondamenta di quello mitico ritratto in foto – si trova all’epicentro dell’inferno post industriale londinese.
Non ci arriva nemmeno l’underground, che supera l’epica fermata di Shadwell, per poi catapultarti nel South End più malfamato.
Un paio di km a piedi. Casette basse, circondate da civettuoli muretti di pietra che tentano di rievocare lontani sogni urbanistici ad uso e consumo di una working class ormai estinta dalla crisi economica.
Quando giungi in prossimità del fatidico sottopassaggio, adrenalina e tensione ti piombano nello stomaco attanagliandoti il fegato ed il cuore che batte forte. Anche se sai che è mercoledì mattina e tu non sei un mob in cerca di troubles, bensì solo un esperto di violenza ultras e sociologia spicciola.
Immaginiamo il culo che si stringeva a ventosa dei vari lads che si avvicinavano allo stadio, aspettandosi che da un momento all’altro da dietro i muretti screpati o svoltato il mitico sottopasso, potessero piombarti addosso orde di disagiati alcolizzati cockney, con tre denti in croce e con la voglia matta di menare le mani addosso a Yddish, Hammers, Scousers o Villans assortiti.
Una caga niente male, direi. Una volta superato l’impatto, ti trovi circondato da una discarica affollata di netturbini insolenti e carrozzerie malfamate. Lo store ufficiale si trova alla destra del Wall of Glory, dove sono incisi i nomi della storia dei Leoni.
Dentro un Bengodi di merchandising ufficiale Macron a basso costo ed alta qualità. Ci trovi persino i berretti con ricamato “No One likes us”.
Di fronte il bar ufficiale. Una sorta di Sweet (*) anni 90/2000, affollato di vecchi brontoloni ubriachi alle nove di mattina che spulciano il magazine della gara di sabato, sgarbate e sdentate cameriere xenofobe ed i calciatori del Millwall, che in ciabatte e calzoncini, consumano frugali colazioni a base di fagioli e bacon prima di allenarsi.
Ladies & Gentlemen: The Den!
(*) Il Bar Sweet era ed è il mitico ritrovo degli Ultras Granata del Torino di fronte all’epico Stadio Filadelfia. Per chi lo frequenta da anni, come il sottoscritto, non è certo un posto per hipster e fighetti borghesi. Per questo lo adoriamo.